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L'ULTIMA PREGHIERA

L'ULTIMA PREGHIERA

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L’ULTIMA PREGHIERA

Si tratta di un Poema, una storia che si concretizza nella cucitura tre i differenti coponimenti tutti di dodici versi.

Il poema è strutturato in sette libri, ognuno dei quali con un incipit, dieci profezie ed una preghiera conclusiva.

La metrica è in endecasillabi, senza punteggiatura e senza rime ed utilizzando la struttura Realista Terminale della similitudine rovesciata, come è tipico del poeta piacentino.

L’ULTIMA PREGHIERA

È un’opera non comune e coraggiosa. Si articola, come detto, in sette libri, ognuno di quali contiene un incipit, dieci profezie ed una preghiera, non è quindi una semplice raccolta di poesie ma un vero e proprio poema, con tanto di finale a sorpresa.

I sette libri sono:

  1. l’arcano gorgo del lavandino
  2. il barattolo del senno
  3. il palcoscenico immobile
  4. il serpente in formaldeide
  5. lo specchio
  6. lo scrigno chiuso a chiave
  7. i fiori di plastica

È un’opera che esplora le profondità dell’animo umano ruotando attorno ad un centro che è l’antinomia tra bene e male.

In essa, profezia dopo profezia, l’umanità raggiunge un pianeta che ruota attorno a Proxima centauri e vi si stabilisce, senza peraltro correggere i mali che l’anno sempre contraddistinta.

Viene comunque redenta dal ritorno di Cristo, capace di annullare la distanza tra parola e verità.

Poesia e fantascienza si intrecciano, in un totalizzante vortice di archetipi, disastri e resurrezioni, nel quale appare comunque chiaro un senso escatologico, ovvero legato al fine ultimo dell’esistere, ed una speranza di redenzione sempre presente.

Il fine ultimo è la realizzazione del desiderio di infinito presente in ogni uomo, la speranza di redenzione è rappresentata da quel germe di trascendenza che abbiamo nel cuore.

Per Torre, l’approdo di questo desiderare infinito ed eternità, è stato l’abbracciare la fede in Cristo, per altri potrebbe essere semplicemente il contemplare le enormi distanze del firmamento, fatto sta che l’uomo non può venire ridotto a pura ragione, ed il suo anelito di trascendenza diventa un elemento essenziale per misurare la sua umanità.

La presentazione dell’opera di Stefano Torre è stata curata da Padre Nicola Albanesi, retore del collegio Alberoni di Piacenza, e si intitola: “L’impotenza collettiva di amore” e mette in risalto come uno dei temi del poema sia proprio il desiderio perennemente negato di amare e farsi amare.

Al poema è dedicata anche una postfazione di Paolo Maurizio Bottigelli, intitolata poetaprofeta, nella quale viene messa in evidenza la temerarietà dell’opera, ma anche la sua assoluta grandezza, forse proprio perché fuori da tutti gli schemi ed aliena alle mode.

 

 

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